Eliminando dal testo gli "evidenti indizi di colpevolezza", si può disporre intercettazioni anche nei procedimenti a carico di ignoti. Per poter intercettare, però, è necessario che l'utenza sia intestata (o effettivamente in uso) o all'indagato o a una terza persona che, già emersa dalle indagini come a conoscenza dei fatti per i quali si procede, si ritiene ne farà uso per conversazioni o comunicazioni che riguardino i fatti oggetto dell'indagine. Il principio vale anche per le riprese visive. I luoghi sottoposti a sorveglianza devono appartenere o essere utilizzati dall'indagato o da persone diverse sempre che risultino, dalle indagini, già a conoscenza dei fatti.
Punibilità. L'emendamento al ddl intercettazioni presentato dal relatore Roberto Centaro prevede inoltre che "chiunque fraudolentemente effettui riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette o comunque effettuate in sua presenza sia punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni". La punibilità, si legge ancora nella proposta di modifica, è esclusa quando dalle riprese o dalle registrazioni emerge una notizia di reato e questa viene tempestivamente comunicata all'autorità giudiziaria.
Per chi pubblica in tutto o in parte atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione è punito con l'arresto fino a due mesi o con l'ammenda dai due ai diecimila euro. Se a essere pubblicato è il contenuto delle intercettazioni, si applica l'arresto fino a due mesi e l'ammenda dai quattromila ai ventimila euro. La condanna comporta anche la sospensione temporanea dall'esercizio di una professione o di un'arte. Identiche le pene per chi pubblica riprese e registrazioni.
Aumentano le pene per le talpe delle Procure, che rischiano il carcere, con una pena massima da 5 a 6 anni. Il testo dell'articolo del ddl è stato modificato in questo modo: "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque rivela indebitamente notizie inerenti ad atti o a documentazione del procedimento penale coperti dal segreto, dei quali è venuto a conoscenza in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza è punito con la reclusione da 1 a 6 anni di carcere".
Autorizzazione. Sarà il tribunale a decidere l'applicabilità delle intercettazioni, e non più il gip. Il tribunale nella sua valutazione non potrà basarsi su dichiarazioni rese dal coimputato in procedimento connesso, non riscontrate, né su testimonianze indirette rese da chi si rifiuta o non è in grado di indicare la fonte diretta, né, infine, su dichiarazioni rese da informatori di polizia giudiziaria non interrogati. Sempre nello stesso emendamento il governo prevede che si possa chiedere una proroga delle intercettazioni quando si ritiene, dalle indagini, che "l'attività delittuosa sia prossima a ulteriori conseguenze", oppure che si stiano per commettere nuovi reati. La proroga può avere una durata massima di 15 giorni, anche non consecutivi.
Parlamentari. Se il magistrato intercetta qualcuno che conversa con un parlamentare, sarà necessaria comunque l'autorizzazione della Giunta di Camera o Senato. L'autorizzazione dovrà essere richiesta anche se si acquisiscono tabulati di comunicazioni. E questo varrà soprattutto se si intercetta o si acquisiscono tabulati per accedere comunque "alla sfera delle comunicazioni del parlamentare". I verbali o i tabulati contenenti le registrazioni che riguardano anche un parlamentare, dovranno essere immediatamente trasmesse al procuratore della Repubblica che ne disporrà l'inserimento in un fascicolo separato conservato in una apposita sezione dell'archivio riservato. Della loro esistenza verrà data comunicazione riservata al parlamentare interessato a conclusione delle indagini preliminari.
Processi in corso. La legge sulle intercettazioni non potrà comunque essere applicata ai processi in corso per i quali è già stata chiesta l'autorizzazione a farle, così prevede un emendamento del governo appena presentato al ddl intercettazioni. Nella proposta di modifica che porta la firma del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo si chiarisce comunque che possano essere applicate immediatamente a tutti i processi in corso le norme del provvedimento relative ai divieti di pubblicazione e gli obblighi di segreto. Si differisce poi di sei mesi dall'entrata in vigore della legge l'efficacia della norma che attribuisce al tribunale distrettuale in composizione collegiale la competenza ad autorizzare le intercettazioni.
Sub-emendamenti. Il termine per la presentazione dei sub-emendamenti agli emendamenti depositati oggi al ddl intercettazioni da governo e relatore sono fissati per lunedì prossimo, alle ore 17. Lo ha reso noto il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, a margine della seduta di oggi. "Martedì pomeriggio, sempre della prossima settimana - aggiunge Berselli - si procederà all'illustrazione dei sub-emendamenti con il parere del governo e del relatore. Il mercoledì mattina, alle 8.30, saremo pronti a votare, sempre che ci arrivino tutti i pareri necessari".
Le reazioni. La Federazione nazionale della stampa annuncia che il 28 aprile i giornalisti scenderanno in piazza per manifestare contro il ddl intercettazioni, giudicato "una legge bavaglio". Alla manifestazione seguiranno altre iniziative di lotta. A dar corpo alla contrarietà del Pd al provvedimento è il senatore Felice Casson, che giudica gli emendamenti presentati oggi "un'apertura", che però "non basta assolutamente". In particolare, Casson giudica sballata la norma che trasforma in reato il fatto che un cittadino registri una conversazione di cui è parte. "E' il cosidetto emendamento anti-D'Addario - spiega Casson - ma è molto pericoloso". Durissime critiche anche dall'Italia dei Valori. Secondo il presidente di senatori del gabbiano, Felice Belisario, "questo testo resta impresentabile". Più duro il segretario nazionale del Pdci, Oliviero Diliberto che sul suo Facebook scrive: "Non sapremo più nulla degli imprenditori che ridevano a crepapelle per il terremoto dell'Aquila, delle parole oscene di Berlusconi contro chi non era capace di cacciare Santoro, di calciopoli e via discorrendo. Non ci sarà più né mafia né camorra, alla faccia delle 'balle' di Saviano. Ci sarà solo l'Italia che vuole Berlusconi, truccata con lo stesso cerone usato da lui".
da Repubblica