Appena uno stage su 5 fa guadagnare il posto di lavoro. E solo nel 2,3% dei casi a tempo indeterminato. La rilevazione arriva da un'indagine condotta dall'Isfol, in collaborazione con Repubblica degli stagisti, su un campione casuale di quasi 3mila stagisti. Nel 5,6% dei casi è scattato un contratto a tempo determinato, nel 6,4%, un contratto a progetto, nel 6,8% una collaborazione occasionale. Praticamente, più della metà degli stage effettuati da coloro che hanno risposto al sondaggio, il 52,5% esattamente, si sono conclusi con una stretta di mano e nel 17,4% dei casi con una proposta di proroga. La possibilità di un contratto di lavoro sale, invece, al 24,3% quando lo stage é stato effettuato dopo la laurea specialistica e al 28,4% se costituisce il completamento di un percorso di qualifica professionale.
Secondo Pietro Taronna, direttore di ricerca e responsabile del progetto Isfol - Orientaonline «è opportuno riflettere sugli esiti occupazionali degli stage e cercare di comprenderne il tipo di ricaduta che potrebbero avere sul sistema di istruzione e formazione del nostro Paese». In particolare, prosegue Taronna, é da considerare con grande attenzione, il fatto che le aziende offrano con maggiore frequenza opportunità di lavoro, magari precario o a tempo determinato, ma pur sempre lavoro, agli stagisti con qualifica o con laurea specialistica, piuttosto che a quelli con laurea triennale considerati scarsamente appetibili.
Ogni anno in Italia vengono attivati non meno di 400mila stage, e l'identitkit dello stagista è, prevalentemente, donna (69%), tra i 25 e i 30 anni (68%), con laurea specialistica alle spalle (44,6 per cento). «Andrebbero regolamentati meglio gli aspetti relativi alla durata degli stage - per Domenico Sugamiele, direttore generale dell'Isfol - limitandone la frequente reiterazione, e attestare le competenze acquisiti da poter inserire nel libretto formativo di ciascun ragazzo».
Propone invece di istituire "un database dei tirocini", Eleonora Voltolina, direttore responsabile di Repubblica degli stagisti. Questo strumento, ha spiegato, «potrebbe essere gestito dai Centri per l'impiego, coinvolgendo le università, le agenzie per il lavoro, le scuole e tutti i soggetti che si occupano della promozione degli stage».
da ilsole24ore.com