da Chi l'ha visto?
Stefania Puglisi
Età:10(al momento della scomparsa)
Scomparso da:Catania
Data della scomparsa:06/12/1981
Alle sette di sera del 6 dicembre 1981 Stefania Puglisi, dieci anni, scompare misteriosamente da San Giovanni Galermo, un borgo di Catania sulle prime falde dell'Etna. La bambina esce dalla casa della nonna, dove si era recata con la mamma e i fratellini, per andare a prendere uno scatolone di cartone per metterci dentro gli addobbi natalizi. Pensa di trovare la scatola a casa sua o forse nella discarica adiacente il caseggiato popolare. Per strada è buio, fa freddo, l'unica luce è quella delle lampadine sotto il porticato dei caseggiati, e la piccola si avvia verso casa, che si trova proprio lì vicino, a soli cinquanta metri di distanza. Stefania percorre il breve tragitto stringendo al petto un piccolo Pinocchio, il suo giocattolo preferito. Sotto il portone incontra un'amichetta; le due bambine si scambiano qualche frase, ma a un certo punto la loro attenzione è attirata da qualcosa. Si voltano verso la zona buia, a ridosso di alcune case in costruzione. C'è una macchina ferma, una Fiat 500 di colore chiaro, con a bordo un uomo. Secondo un testimone, l’uomo chiama Stefania e lei va verso la macchina, mentre l'altra bambina torna a casa stringendo in braccio il Pinocchietto della sua amica. Stefania sarebbe stata spinta a forza a bordo dell’auto. Sua madre arriva dopo pochi minuti, la chiama a gran voce, ma inutilmente. Da allora della bimba si è persa ogni traccia. Il presunto testimone del rapimento, che ora non si trova più in Italia, avrebbe subìto diverse minacce, ma non si sa da parte di chi.
Tra le diverse ipotesi, c'è quella del maniaco. Pochi giorni prima della scomparsa, alcuni strani personaggi si erano aggirati nella zona. Forse erano andati in avanscoperta per individuare, tra gli appartamenti ancora non assegnati del complesso popolare, quelli che si potevano occupare. Oppure, secondo altri, si sarebbe trattato di maniaci che molestavano le bambine del quartiere. Sembra però strano che Stefania abbia accettato tranquillamente di avvicinarsi ad uno sconosciuto.
Dopo la scomparsa della bambina, la famiglia Puglisi è tempestata da telefonate anonime che segnalano con precisione la presenza di Stefania in diversi appartamenti della città. Ma quando la polizia arriva nei diversi posti indicati trova, invece della bambina, armi, droga, e varie refurtive. La scomparsa di Stefania viene usata a Catania come pretesto per una guerra tutta privata tra famiglie, clan, gruppi contrapposti. In queste condizioni, le indagini diventano ancora più difficili.
Il 26 gennaio 1993, dodici anni dopo la scomparsa, Samuele Ventura, 29 anni, viene ucciso con 6 colpi di pistola nel quartiere Picanello, mentre sta tornando nel carcere di Bronte. Il fatto viene catalogato come episodio della malavita locale. Un anno dopo, nell’aula bunker le Vallette di Torino, durante un maxi-processo per mafia, un pentito dichiara che quel delitto era stato commesso per punire l’autore dell’omicidio di Stefania Puglisi. La mafia aveva “fatto giustizia”. Ma è possibile che questa dichiarazione sia stata resa dal pentito per ottenere uno sconto di pena.
I genitori di Stefania sono convinti che a rapire Stefania sia stato un parente, con il quale ci sono rapporti molto tesi, che a loro dire rasentano l'odio. L’uomo avrebbe rivolto delle minacce contro i loro bambini pochi giorni prima della scomparsa. Ma la polizia non ha mai dato credito a questa ipotesi.