Mi chiamo Guido, creo problemi
Un anno fa Guido Bertolaso era l’Uomo della Provvidenza, in condominio con l’amico Gianni Letta. Un santo laico. E davanti a San Guido tutti si scappellavano deferenti. Uno dei tanti lecchini del Geniale di Feltri, subito dopo il terremoto, lo salutava così: “Bertolaso è un unicum, come lui nello Stivale non c’è nessuno. L’uomo dei disastri, l’eroe della protezione civile, il pronto intervento nelle catastrofi, lo sbroglia-pericoli… Bertolaso è organizzatore, soccorritore, solutore, consolatore. Emergenza rifiuti? Arriva Bertolaso. Emergenza incendi? Ancora lui. Emergenza tsunami? Sempre lui. Emergenza terremoto? Immancabilmente lui, con i suoi occhi seri, la voce rassicurante. L’Italia ha trovato il vero Uomo della Provvidenza”. Risolveva catastrofi, o almeno così pareva. Oggi le crea. E’ sempre l’uomo dei disastri, ma nel senso che li combina lui. Ogni volta che apre bocca, si apre una voragine peggiore di qualsiasi calamità naturale e, fatta la conta dei danni, deve intervenire il ministro Frattini Dry a metterci una toppa, dissociandosi a nome di tutto il governo, prima che qualche paese straniero ci dichiari guerra.
In quest’ottica Bertolaso è ancora molto utile: serve a giustificare la presenza di Frattini, questo pelo superfluo del governo Berlusconi. Dà un senso, una ragione di esistere all’altrimenti inesistente Frattini. Il quale poi, una volta rimediato alla catastrofe bertolasa, svanisce, sfuma, si dissolve lentamente come un Poltergeist. L’altro giorno un cronista del Giornale chiama San Guido per un commento sull’assegno da 25 mila euro staccato dal solito Anemone per sua moglie architetto, appena scoperto dagli inquirenti di Perugia. A quel punto il sottosegretario convoca una conferenza stampa a Palazzo Chigi e gioca d’anticipo. Si crede molto furbo: ora ve lo faccio vedere io di cosa son capace. E svela lui stesso che, ops!, si era dimenticato di quell’assegnino da 25 mila euro staccato da Anemone alla sua signora. Ma è tutto regolare: “Mia moglie, professionista in giardini, ebbe lavori da Anemone per il Salaria Sport Center, ma fece solo studi preliminari e ricevette 25 mila euro, regolarmente fatturati”.
Una “rivelazione” che fa a pugni con il solito ritornello, ripetuto anche l’altro giorno: “Non credo di aver mai mentito agli italiani, credo di avere la coscienza pulita”. Ecco: lui crede. In realtà, se non ha mentito, certo ha omesso. Non aveva mai detto che suo cognato, architetto Piermarini, vinceva appalti per le bonifiche ambientali alla Maddalena finchè la cosa non è emersa dall’inchiesta di Firenze. Non aveva mai detto che Anemone gli fece “dei lavoretti in casa per tapparelle e armadi”, pagati con assegno, finchè non l’hanno scoperto i magistrati. Non aveva mai detto che, con tutti i centri massaggi esistenti a Roma, lui si faceva massaggiare proprio nel Salaria Sport Village di Anemone e Balducci, finchè non l’hanno scoperto i magistrati. Intanto Anemone faceva man bassa di appalti pubblici nella Protezione civile. Conflitti d’interessi? Figuriamoci. Il Piermarini è il più bravo nelle bonifiche, “mica vorremo costringerlo a lavorare all’estero solo perché è mio cognato!”.
La signora Bertolaso è la più brava nel ramo giardini & affini, mica vorremo penalizzarla per la sua parentela. Monica la brasiliana è la più brava nei massaggi alla cervicale, come ti “sconocchia” lei non ti sconocchia nessuno, non vorremo mica sminuire la sua professionalità. San Guido ha riempito la Protezione civile di grassatori, tutti attualmente al gabbio, ma lui che ne poteva sapere: erano i più bravi grassatori sul mercato e “Balducci era gentiluomo di Sua Santità”. Addirittura. Poi la simpatica battuta sulla sua Monica e quella di Clinton, che riapre la voragine - spalancata ad Haiti e faticosamente chiusa da Frattini - col segretario di Stato Usa e l’amministrazione Obama. A proposito: chi danneggia l’immagine internazionale dell’Italia? Sabina Guzzanti, of course.
da Il Fatto Quotidiano del 9 maggio 2010
Provaci ancora, Guido
Bertolaso tenta di salvare la sua famiglia Ma non spiega i (reali) contatti con Balducci&C.
di Marco Lillo
La conferenza stampa di venerdì scorso a Palazzo Chigi dovrebbe essere studiata nelle università di comunicazione e divenire un "case history" di manipolazione dell’opinione pubblica. Raramente l’arte dello "spin" è riuscita in una simile impresa. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio venerdì mattina era in una situazione drammatica. Un giornalista del Giornale di Paolo Berlusconi, Gianmarco Chiocci, la sera prima aveva chiamato lo staff del capo della Protezione Civile per chiedergli conto di un assegno che provava il pagamento di 25 mila euro da parte del presunto corruttore dell’indagine sui Grandi Eventi alla moglie di Bertolaso, l’architetto paesaggista Gloria Piermarini. Inoltre il giornalista aveva accennato al portavoce di Bertolaso le voci ricorrenti sul lavori effettuati dalla società di Anemone a casa del sottosegretario. Venerdì mattina Bertolaso concorda il contropiede con gli spin doctor del governo Berlusconi e pensa di agire d’anticipo convocando una conferenza stampa nella quale ribalta il messaggio.
Il termine spin doctor è di origine anglosassone e prende spunto dal gesto del lanciatore del baseball che con un moto rotatorio, lo spin, appunto, imprime una direzione diversa alla palla. Lo spin di Bertolaso è stato da manuale. La vicenda dell’assegno alla moglie è stata presentata dal sottosegretario nella conferenza come una prova che smontava le accuse sulle prestazioni sessuali nel centro benessere del circolo Salario Village di Diego Anemone.
"Ma vi pare che io sarei potuto andare con una ragazza nel circolo nel quale aveva lavorato mia moglie, e già perché come vedremo", aggiungeva di passaggio, "lì mia moglie ha fatto un lavoro". Stessa tecnica è stata applicata per la seconda notizia scomoda. La notizia vera dei lavori effettuati nella sua casa dall’imprenditore che secondo i pm usa proprio le ristrutturazioni per corrompere è stato ribaltato con uno spin da campione: "Anemone non mi ha mai pagato ma sono io ad avere pagato lui. Ecco la prova". E giù con estratti conto e assegni sventolati sotto il naso dei presenti. "Ecco la prova", sembrava dire superGuido, "non è stato Anemone a corrompere me. Ma al massimo io a corrompere lui". Geniale.
Bertolaso ha mentito anche sulla ragione delle sue tardive ammissioni: "dopo avere visto Michele Santoro e Sabina Guzzanti", ha detto ai giornalisti, "ho sentito il dovere di spiegare la verità agli italiani. Così ho deciso di raccontare i miei rapporti con Diego Anemone perché credo nella trasparenza". Una trasparenza a scoppio ritardato e poco spontanea. Se per un istante si riporta l’orologio a giovedì scorso e si guarda alla realtà prima dello spin mediatico, la situazione di Bertolaso si fa ben diversa. La famiglia del sottosegretario pagato 236 mila euro all’anno (più gli arretrati straordinari che hanno portato il suo reddito a 1,1 milioni nel 2008) proprio perché resti al di sopra di ogni sospetto, ha intrattenuto rapporti con le società dei due protagonisti (secondo i pm) del malaffare: Anemone e Balducci.
Non bastavano i massaggi nel circolo della cricca, non bastavano gli incontri al bar con Anemone, ora si scopre che l’imprenditore pagava la moglie e faceva lavori a casa di Bertolaso. Al circolo Salario Anemone organizzava "cose megagalattiche" per l’amico Guido, la moglie lavorava, la figlia faceva la fisioterapia e il padre i massaggi, notturni in "solitaria". La seconda casa della famiglia Bertolaso però non è il dopolavoro della Protezione civile ma il simbolo del marcio dell’indagine sui Grandi eventi. Anemone e i figli di Balducci erano soci nel circolo tramite le società fiduciarie che schermavano la proprietà.
Grazie alla struttura pubblica diretta da Balducci padre, Anemone e i figli del funzionario ottenevano secondo i pm un risparmio di 9 milioni di euro di contributi comunali e il via libera ad ampliamenti fuori norma. Gli uffici diretti da Balducci davano lavori per centinaia di milioni ad Anemone, cioé al socio dei suoi figli, l’uomo con il quale faceva affari immobiliari e viaggi a sbafo. E Bertolaso, dopo avere scoperto tutto questo non ha mai preso le distanze da Balducci e, solo con fatica e molto tatto, da Anemone. Ora si scopre che la moglie del sottosegretario ha ottenuto un incarico da 99 mila euro solo per progettare i giardini del circolo.
"Mia moglie ha avuto all’inizio del 2007 l’incarico di progettazione preliminare definitiva ed esecutiva del verde del Salario Sport Center", ha spiegato tranquillo Bertolaso "la parcella pattuita sarebbe stata di 99 mila euro. Mia moglie lo ha consegnato nel marzo 2007 e ha emesso una fattura per 25mila euro". Poi l’incasso sarebbe stato diviso con i suoi soci e alla fine, tasse escluse, le sarebbero rimasti solo 7 mila euro". Per ridurre l’impatto della notizia ha aggiunto che l’incarico era precedente all’ingresso di Anemone negli appalti del G8 (circa 200 milioni di euro) e dei Mondiali di nuoto (altri 50 milioni circa). Per dimostrare la sua correttezza poi ha aggiunto che la moglie ha evitato di seguire le altre fasi della progettazione dopo il primo pagamento proprio perché “Anemone stava entrando nei lavori dei mondiali del nuoto".
Difficile immaginare una scusa più ridicola. Anemone lavorava con la Protezione Civile e con Bertolaso da almeno 4 anni. Almeno dai tempi del mega appalto del padiglione anti-Sars all’ospedale Forlanini, che risale al 2003. Il fatto poi che la moglie di Bertolaso prenda i soldi da Anemone prima dell’affidamento da parte della struttura del marito di appalti milionari al suo datore di lavoro non vuol dire nulla: da che mondo è mondo i corruttori prima fanno il favore e poi incassano l’appalto. E anche l’abbandono a metà dell’incarico andrebbe spiegato meglio. Le prime voci sui legami sospetti tra Balducci e Anemone nel Salario Village sono del 2008. Forse la scelta della moglie del sottosegretario di rinunciare al progetto nel 2007 era solo il primo spin di questa lunga storia.
Da il Fatto Quotidiano del 9 maggio