Silvio Berlusconi e la Lario separati
Una stretta di mano per dirsi addio
Una stretta di mano per dirsi addio
Silvio Berlusconi e Veronica Lario |
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Udienza fiume a Milano
Dalla STAMPA.IT - PAOLO COLONNELLO
Una laconica stretta di mano, un sorriso tirato e alle 9 di sera, tra i corridoi deserti della presidenza del Tribunale di Milano, si conclude la «dinasty» matrimoniale più combattuta dell’anno: la separazione tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Ormai definitiva. Più di cinque ore davanti al giudice Gloria Servetti, presidente della nona sezione civile, blindati nell’ufficio del Presidente Teresa Pomodoro, assistiti dai loro avvocati (Niccolò e Ippolita Ghedini per il Premier, Cristina Morelli per Veronica), per raggiungere finalmente un accordo e chiudere definitivamente la causa. Ora ci vorranno altri quattro anni per arrivare a firmare il divorzio.
Ma formalmente i "coniugi Berlusconi" non sono più tali. Sui particolari dell’impegno firmato davanti al giudice ieri sera verso le 20,30, non trapela praticamente nulla: i due attori della separazione e i loro legali lasciano il palazzaccio sulle auto blindate mentre calano le ombre della sera, evitando meticolosamente i pochissimi giornalisti presenti grazie all’ascensore privato che dall’ufficio del presidente del tribunale porta direttamente in uno dei grandi cortili di via Freguglia, dove li aspettavano le scorte. Il Cavaliere, per una volta, si rende sostanzialmente invisibile. Veronica Lario invece, s’intravvede per qualche secondo verso le sette di sera, quando esce dall’ufficio dell’udienza camerale per entrare pochi minuti in una stanza attigua: un vestito chiaro a fiori e pantaloni scuri. I due punti fondamentali sui quali Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini si sono dati battaglia a colpi di memorie legali erano sull’assegno di mantenimento che spetterà all’ex moglie e che s’immagina notevolmente più basso di quello preteso nell’atto di citazione presentato nel dicembre scorso pari a 3 milioni e mezzo di euro al mese, e sul possesso di Villa Belvedere, la residenza di Macherio, da sempre abitazione della Lario e dei suoi figli, Barbara, Luigi ed Eleonora. Berlusconi e Lario sono arrivati a palazzo di giustizia alle 16,10, lui con il solito corteo presidenziale, lei con un’auto blindata, un uomo di scorta e la segretaria. Impossibile non accorgersi della loro presenza con un tale schieramento di forze, anche se gli uomini della sicurezza, van dei servizi compreso, hanno deciso di "mimetizzarsi" parcheggiando regolarmente e togliendo i lampeggianti dalle auto.
Da quel momento il palazzo, è diventato blindato. Dunque alla fine, ha dovuto decidere il giudice di fronte al quale Veronica Lario aveva deciso di giocare da subito la partita, depositando la separazione con addebito nel novembre scorso, nella quale si chiedevano sostanzialmente 43 milioni di euro all’anno come mantenimento e il possesso della villa di Macherio. Richieste esorbitanti che nascondevano probabilmente l’ansia di una madre per il futuro dei suoi tre figli, a cui negli anni scorsi il Cavaliere aveva girato il 7,5 per cento ciascuno della Fininvest, la finanziaria a capo dell’intero gruppo della famiglia Berlusconi. Comunque una piattaforma di partenza elevatissima che subito aveva irrigidito Berlusconi e i suoi legali, con una controfferta di «200 mila euro trattabili» al mese e una battaglia per il possesso di Macherio. Una separazione dolorosa, dunque, costellata da scambi di accuse reciproche, diventati inevitabilmente pubblici. Il 31 gennaio scorso poi, il primo incontro davanti al giudice ma nella sede della Prefettura, il più lontano possibile da occhi indiscreti. Un’udienza durata anche in questo caso più di cinque ore ma con un faccia a faccia per Veronica e Silvio di non più di 20 minuti, che le rarissime indiscrezioni descrivono come "gelido". Quindi, due udienze "saltate": una in marzo e un’altra in aprile, costellate però dal silenzio più assoluto dei media e dei due coniugi, prodromico probabilmente all’incontro di ieri, avvenuto certamente con animi rasserenati.
Tanto che, sia Berlusconi che Veronica Lario, sono rimasti l’uno di fronte all’altra per tutta la durata dell’udienza, talvolta intervenendo, ma soprattutto ascoltando le risoluzioni e gli accordi dei loro legali: due donne, «matrimonialiste», considerate vere «mastine» del genere ma assai corrette e soprattutto impenetrabili alla stampa. E’ così che ieri si è reso possibile l’atto finale, con una doppia firma dei due ex coniugi in calce all’ordinanza di separazione preparata dal giudice Servetti. Un modo triste per dirsi addio e forse l’unico atto di un magistrato condiviso da Berlusconi.
Ma formalmente i "coniugi Berlusconi" non sono più tali. Sui particolari dell’impegno firmato davanti al giudice ieri sera verso le 20,30, non trapela praticamente nulla: i due attori della separazione e i loro legali lasciano il palazzaccio sulle auto blindate mentre calano le ombre della sera, evitando meticolosamente i pochissimi giornalisti presenti grazie all’ascensore privato che dall’ufficio del presidente del tribunale porta direttamente in uno dei grandi cortili di via Freguglia, dove li aspettavano le scorte. Il Cavaliere, per una volta, si rende sostanzialmente invisibile. Veronica Lario invece, s’intravvede per qualche secondo verso le sette di sera, quando esce dall’ufficio dell’udienza camerale per entrare pochi minuti in una stanza attigua: un vestito chiaro a fiori e pantaloni scuri. I due punti fondamentali sui quali Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini si sono dati battaglia a colpi di memorie legali erano sull’assegno di mantenimento che spetterà all’ex moglie e che s’immagina notevolmente più basso di quello preteso nell’atto di citazione presentato nel dicembre scorso pari a 3 milioni e mezzo di euro al mese, e sul possesso di Villa Belvedere, la residenza di Macherio, da sempre abitazione della Lario e dei suoi figli, Barbara, Luigi ed Eleonora. Berlusconi e Lario sono arrivati a palazzo di giustizia alle 16,10, lui con il solito corteo presidenziale, lei con un’auto blindata, un uomo di scorta e la segretaria. Impossibile non accorgersi della loro presenza con un tale schieramento di forze, anche se gli uomini della sicurezza, van dei servizi compreso, hanno deciso di "mimetizzarsi" parcheggiando regolarmente e togliendo i lampeggianti dalle auto.
Da quel momento il palazzo, è diventato blindato. Dunque alla fine, ha dovuto decidere il giudice di fronte al quale Veronica Lario aveva deciso di giocare da subito la partita, depositando la separazione con addebito nel novembre scorso, nella quale si chiedevano sostanzialmente 43 milioni di euro all’anno come mantenimento e il possesso della villa di Macherio. Richieste esorbitanti che nascondevano probabilmente l’ansia di una madre per il futuro dei suoi tre figli, a cui negli anni scorsi il Cavaliere aveva girato il 7,5 per cento ciascuno della Fininvest, la finanziaria a capo dell’intero gruppo della famiglia Berlusconi. Comunque una piattaforma di partenza elevatissima che subito aveva irrigidito Berlusconi e i suoi legali, con una controfferta di «200 mila euro trattabili» al mese e una battaglia per il possesso di Macherio. Una separazione dolorosa, dunque, costellata da scambi di accuse reciproche, diventati inevitabilmente pubblici. Il 31 gennaio scorso poi, il primo incontro davanti al giudice ma nella sede della Prefettura, il più lontano possibile da occhi indiscreti. Un’udienza durata anche in questo caso più di cinque ore ma con un faccia a faccia per Veronica e Silvio di non più di 20 minuti, che le rarissime indiscrezioni descrivono come "gelido". Quindi, due udienze "saltate": una in marzo e un’altra in aprile, costellate però dal silenzio più assoluto dei media e dei due coniugi, prodromico probabilmente all’incontro di ieri, avvenuto certamente con animi rasserenati.
Tanto che, sia Berlusconi che Veronica Lario, sono rimasti l’uno di fronte all’altra per tutta la durata dell’udienza, talvolta intervenendo, ma soprattutto ascoltando le risoluzioni e gli accordi dei loro legali: due donne, «matrimonialiste», considerate vere «mastine» del genere ma assai corrette e soprattutto impenetrabili alla stampa. E’ così che ieri si è reso possibile l’atto finale, con una doppia firma dei due ex coniugi in calce all’ordinanza di separazione preparata dal giudice Servetti. Un modo triste per dirsi addio e forse l’unico atto di un magistrato condiviso da Berlusconi.