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Bergamo sfilano le penne nereda bresciaoggi.itMANIFESTAZIONI. Brindisi ripetuti in giro per la città, dove ogni spazio era allestito con gazebo, camper e tavoli
Da Pisogne la famiglia Zanardini è arrivata con una jeep del '43 portando in bella mostra anche armi dell'epoca
Era un quarto di secolo che Bergamo «de hura e de hota» aspettava di accogliere tra le sue braccia l'Adunata nazionale degli Alpini. La città orobica, invasa dal Tricolore e dalle penne nere fin da inizio settimana, oggi assisterà alla sfilata delle sezioni Ana di tutta Italia, accolte dal tripudio di una folla in festa. I parchi, le aiuole, i parcheggi ogni spazio calpestabile è stato ricoperto di tende, camper, gazebo, tavoli e griglie. Decine di litri di vino, birra e grappa sono già stati consumati ed altre decine si esauriranno aspettando la sfilata di quest'oggi. I 18 mila alpini bresciani attesi in giornata a Bergamo e appartenenti alle tre sezioni cittadine dell'Ana di Brescia, Salò Monte Suello e Valle Camonica, sfileranno in corteo a partire dalle 17, accompagnate dalla musica di 13 fanfare e capeggiate da personaggi della politica bresciana, tra i quali il vicesindaco Fabio Rolfi, il sottosegretario all'Economia Stefano Saglia, l'assessore regionale della Lega Nord Monica Rizzi, gli assessori comunali Nicola Orto e Maurizio Margaroli e il deputato leghista Davide Caparini, atteso in tribuna.
LA GRANDE potenza degli alpini è riuscita , almeno per un paio di giorni, ad unire anche bresciani e bergamaschi, da sempre rivali sui campi da calcio ma vicini quando si tratta di bere, cantare e festeggiare le penne nere. In giro per la città non è difficile incontrare tifosi di Atalanta e Brescia abbracciati mentre brindano con un calice di vino e intonano un canto popolare, aiutati anche dalla famigliarità dei due dialetti lombardi. La magia degli alpini, arrivati a Bergamo con qualsiasi mezzo, piedi compresi, non sta solo nella capacità, pressochè unica di questi tempi, di unire l'Italia in una grande festa, ma è racchiusa nell'unicità dei loro cappelli, tutti uguali eppure tutti diversi, simbolo tangibile di una differenza che, invece di dividere, unisce.
SE DA GIOVEDÌ la città e la provincia bergamasca sono state invase dalle penne nere, la vera movida alpina si è concentrata nella nottata scorsa con 400 mila presenze, alpini e non, a colorare di rosso, bianco e verde la città. Da Pisogne, vestiti in perfetta tenuta da soldati di montagna sono arrivati anche gli uomini della famiglia Zanardini, a bordo di una jeep del 1943. Padre, figlio, genero e fedele amico a quattro zampe compreso hanno parcheggiato il «suv d'annata» in zona Marconi per rimetterlo in moto solo stasera. «Il telaio è originale», assicura Stefano Zanardini, che insieme al padre Luigino e al cognato Aldo Giorgi ha deciso di prendersi una vacanza di qualche giorno per godersi l'adunata. A bordo del mezzo sono in bella mostra pezzi d'epoca: carabine e baionette piombate, una mitragliatrice ovviamente innocua e una radio ancora in buono stato. «È fantastico - continua Zanardini - condividere tutto con persone che abbiamo appena conosciuto, alle adunate si crea un clima di unione unico».
Conclusi i bagordi, la macchina organizzativa alpina , impeccabile come al solito, ha dimostrato di saper ripulire la città dai residui della festa, anzi ha fatto di più. Come da tradizione, gli alpini presenti all'adunata, hanno regalato alla città ospitante un segno tangibile di riconoscenza e, rimboccate le maniche, hanno risistemato e ripulito un tratto delle Mura Venete della Città Alta, hanno reso percorribili e aperti al pubblico alcuni sentieri del Parco Allegrezza e hanno pulito l'alveo del torrente che attraversa la città, oltre ad aver donato ai bergamaschi un'indotto economico che, visti i tempi di crisi, risulterà molto gradito.
Elisabetta Bentivoglio