Uno scudo salva euro da 750 miliardi
E le Borse europee aprono positive
E le Borse europee aprono positive
Il ministro Tremonti |
Accordo raggiunto all'Ecofin: 500 miliardi dalla Ue, il resto dall'Fmi
Basteranno a stabilizzare l’eurozona e a convincere i mercati a desistere dai loro attacchi ai suoi paesi membri finanziariamente più deboli, oggi i paesi iberici dopo la Grecia, domani l’Irlanda e poi forse persino l’Italia? L’Ecofin ha approvato la creazione di due diversi dispositivi per rispondere all’attacco dei mercati all’eurozona. Il primo è il meccanismo comunitario di stabilizzazione (prestiti da 60 miliardi di euro), gestito direttamente dalla Commissione europea e garantito dal bilancio Ue, che sarà creato sulla falsariga del dispositivo di sostegno alla bilancia dei pagamenti dei paesi non membri dell’eurozona. I ministri hanno approvato un regolamento Ue basato sull’art.122 del Trattato (che prevede la possibilità di «concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione» a uno Stato membro «che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato di gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo»).
Il regolamento permetterà di estendere anche agli Stati membri dell’eurozona il dispositivo previsto per la bilancia dei pagamenti, e di allargarne il campo di applicazione ai casi di difficoltà di approvvigionamento sui mercati dei finanziamenti per il debito sovrano. Il secondo è uno strumento chiamato "Special purpose vehicle", praticamente un Fondo intergovernativo di stabilizzazione, garantito bilateralmente dagli Stati dell’eurozona fino a 440 miliardi di euro, che raccoglierà sul mercato ulteriori prestiti a beneficio dei paesi dell’euro in difficoltà, sulla base di programmi triennali. Per predisporre questo secondo dispositivo verrà seguito il modello del meccanismo di assistenza finanziaria già creato per la Grecia. A questo pacchetto, già cospicuo, si aggiungerà un contributo dell’Fmi che potrà arrivare fino alla metà dei finanziamenti dell’Ue, ogni qualvolta verrà attivato il doppio dispositivo di stabilizzazione (meccanismo comunitario più fondo intergovernativo) per un paese sotto l’attacco dei mercati. Nell’ipotesi, molto remota, di un ricorso massiccio a tutti i 500 miliardi del pacchetto europeo di stabilizzazione, l’Fmi contribuirebbe dunque fino a 250 miliardi di euro. L’erogazione dei prestiti sarà in ogni caso condizionata, com’è avvunuto per la Grecia e com’è tradizione per i finanziamenti dell’Fmi, all’attuazione di programmi pluriennali di rigorosissime misure di consolidamento dei bilanci e di riforme strutturali da parte dei paesi "assistiti". (Segue) Fra i due meccanismi decisi dall’Ecofin ci sono alcune differenze fondamentali in termini di ’timing’ e di modalità di attivazione: mentre il meccanismo comunitario potrà essere attivato immediatamente dalla Commissione, in caso di necessità, raccogliendo sui mercati, al proprio tasso d’interesse, i finanziamenti fino a 60 miliardi di euro e destinandoli rapidamente ai paesi in difficoltà, per il fondo intergovernativo ci vorranno tempi più lunghi, così come è accaduto per lo strumento di assistenza finanziaria alla Grecia, che è partito concretamente solo oggi, a circa un mese dalla sua creazione l’11 aprile scorso da parte dell’eurogruppo.
Il Fondo intergovernativo garantito dai paesi membri dell’eurozona richiederà che vi sia innanzitutto una proposta della Commissione europea, che sarà poi approvata, ed eventualmente anche modificata dai ministri finanziari; quindi i parlamenti nazionali dovranno approvare (ma una sola volta per tutte) le garanzie di prestiti che ciascun paese metterà a disposizione. A questo punto, il Fondo potrà cominciare a funzionare, raccogliendo i prestiti sul mercato per poi convogliarli verso il paese in difficoltà. È sempre possibile qualche infortunio durante i dibattiti politici (e talvolta elettorali) nei diversi paesi, ma, come per il caso greco, una volta creato il Fondo e approvata la sua attivazione all’unanimità, nessun paese potrà bloccare gli altri con un eventuale "no" del proprio parlamento. Al Fondo intergovernativo parteciperanno tutti i paesi dell’eurozona, con una quota parte proporzionale alla propria chiave di contribuzione al capitale della Bce, ma anche, su base volontaria, altri paesi dell’Ue che non hanno ancora adottato l’euro, come la Svezia e la Polonia che hanno già manifestato il loro interesse, secondo quanto ha riferito il ministro francese delle Finanze Christine Lagarde.
Durante la riunione dell’Ecofin, la Germania si è opposta a lungo all’idea della Commissione di disporre, nel contesto del meccanismo comunitario, di garanzie di prestiti praticamente illimitate da parte degli Stati membri, concedendo che l’Esecutivo Ue potesse muoversi solo fino al limite delle "risorse proprie" (ovvero il bilancio comunitario). Da qui la cifra di 60 miliardi di euro prevista per il meccanismo comunitario di stabilizzazione. Solo alla fine Berlino ha dato il via libera alle garanzie di prestiti da parte degli Stati dell’eurozona, con l’indicazione del tetto di 440 miliardi di euro: quando è stata accettata l’idea di creare il Fondo su base intergovernativa attraverso lo "Special purpose vehicle". Non è ancora chiaro chi gestirà il Fondo, e la Commissione potrebbe ancora proporre di assumersene l’onere, ma da come si è svolta la discussione all’Ecofin almeno Germania e Olanda sarebbero contrari. Comunque saranno i ministri finanziari dei paesi membri a decidere. C’è, poi, il contributo fondamentale della Bce, che interverrà, a certe precise condizioni, sui mercati obbligazionari secondari per acquisire i titoli di Stato dei paesi dell’eurozona sotto pressione (interventi «nei segmenti di mercato malfunzionanti»), così come ha già fatto per la Grecia sospendendo il requisito del buon livello di rating. La Bce ha annunciato la decisione in un suo comunicato emesso oggi da Francoforte sulle «misure per affrontare le gravi tensioni sui mercati finanziari». Di questa decisione autonoma dell’Eurotower le conclusioni dell’Ecofin fanno menzione con la formula di rito: «Reiteriamo il sostegno degli Stati membri dell’eurozona alla Bce nella sua azione per assicurare la stabilità dell’area dell’euro». Da notare anche che altre misure per assicurare liquidità verranno prese dal Sistema delle Banche centrali dell’eurozona. Al di là dei meccanismi di stabilizzazione, le conclusioni dell’Ecofin fanno poi un riferimento specifico ai rinnovati sforzi di rigore di bilancio per tutta l’eurozona, e soprattutto a quelli per assicurare il risanamento dei paesi finanziariamente più esposti. Spagna e Portogallo, in partiolare, si sono impegnati a prendere ulteriori nuove misure di consolidamento di bilancio per accelerare il loro rientro dalla situazione di deficit eccessivo, e a comunicarle formalmente all’Ecofin il 18 maggio.
L’Ecofin, inoltre, annuncia che comincerà «a lavorare urgentemente sulle necessarie riforme» che saranno proposte dalla Commissione mercoledì prossimo, per rafforzare la ’governancè economica dell’eurozona, e sottolinea «la necessità di fare progressi rapidi sulla regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari, con particolare riguardo ai mercati dei derivati e al ruolo delle agenzie di rating». I ministri finanziari, infine, affermano che continueranno a lavorare «ad altre iniziative, come la "stability fee", che mira ad assicurare che il settore finanziario si assuma in futuro la sua parte di oneri in caso di crisi, esplorando anche la possibilità di una tassa globale sulle transazioni», ovvero la cosiddetta ’Tobin Tax’.
«Un lavoro fato bene»: così il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha commentato l’accordo raggiunto all’Ecofin sul piano per venire incontro agli Stati della zona euro in difficoltà. Tremonti ha anche annunciato che è stata anticipata a mercoledì prossimo, 12 maggio, la prima riunione della task force Ue che dovrà riformare il Patto di stabilità e di crescita, guidata dal presidente della Ue Herman Van Romouy e composta dai ministri delle finanze di 27 e dai vertici di Commissione Ue e Bce. «Fino a due ore fa - ha spiegato Tremonti - hanno partecipato al negoziato anche i capi di Stato e di governo collegati telefonicamente. Alla fine è stata trovata una soluzione, soprattutto - ha sottolineato - grazie al contributo di Francia, Germania e Italia. È stata trovata una soluzione - ha concluso - che adesso vedremo se funzionerà con le Borse».
Il regolamento permetterà di estendere anche agli Stati membri dell’eurozona il dispositivo previsto per la bilancia dei pagamenti, e di allargarne il campo di applicazione ai casi di difficoltà di approvvigionamento sui mercati dei finanziamenti per il debito sovrano. Il secondo è uno strumento chiamato "Special purpose vehicle", praticamente un Fondo intergovernativo di stabilizzazione, garantito bilateralmente dagli Stati dell’eurozona fino a 440 miliardi di euro, che raccoglierà sul mercato ulteriori prestiti a beneficio dei paesi dell’euro in difficoltà, sulla base di programmi triennali. Per predisporre questo secondo dispositivo verrà seguito il modello del meccanismo di assistenza finanziaria già creato per la Grecia. A questo pacchetto, già cospicuo, si aggiungerà un contributo dell’Fmi che potrà arrivare fino alla metà dei finanziamenti dell’Ue, ogni qualvolta verrà attivato il doppio dispositivo di stabilizzazione (meccanismo comunitario più fondo intergovernativo) per un paese sotto l’attacco dei mercati. Nell’ipotesi, molto remota, di un ricorso massiccio a tutti i 500 miliardi del pacchetto europeo di stabilizzazione, l’Fmi contribuirebbe dunque fino a 250 miliardi di euro. L’erogazione dei prestiti sarà in ogni caso condizionata, com’è avvunuto per la Grecia e com’è tradizione per i finanziamenti dell’Fmi, all’attuazione di programmi pluriennali di rigorosissime misure di consolidamento dei bilanci e di riforme strutturali da parte dei paesi "assistiti". (Segue) Fra i due meccanismi decisi dall’Ecofin ci sono alcune differenze fondamentali in termini di ’timing’ e di modalità di attivazione: mentre il meccanismo comunitario potrà essere attivato immediatamente dalla Commissione, in caso di necessità, raccogliendo sui mercati, al proprio tasso d’interesse, i finanziamenti fino a 60 miliardi di euro e destinandoli rapidamente ai paesi in difficoltà, per il fondo intergovernativo ci vorranno tempi più lunghi, così come è accaduto per lo strumento di assistenza finanziaria alla Grecia, che è partito concretamente solo oggi, a circa un mese dalla sua creazione l’11 aprile scorso da parte dell’eurogruppo.
Il Fondo intergovernativo garantito dai paesi membri dell’eurozona richiederà che vi sia innanzitutto una proposta della Commissione europea, che sarà poi approvata, ed eventualmente anche modificata dai ministri finanziari; quindi i parlamenti nazionali dovranno approvare (ma una sola volta per tutte) le garanzie di prestiti che ciascun paese metterà a disposizione. A questo punto, il Fondo potrà cominciare a funzionare, raccogliendo i prestiti sul mercato per poi convogliarli verso il paese in difficoltà. È sempre possibile qualche infortunio durante i dibattiti politici (e talvolta elettorali) nei diversi paesi, ma, come per il caso greco, una volta creato il Fondo e approvata la sua attivazione all’unanimità, nessun paese potrà bloccare gli altri con un eventuale "no" del proprio parlamento. Al Fondo intergovernativo parteciperanno tutti i paesi dell’eurozona, con una quota parte proporzionale alla propria chiave di contribuzione al capitale della Bce, ma anche, su base volontaria, altri paesi dell’Ue che non hanno ancora adottato l’euro, come la Svezia e la Polonia che hanno già manifestato il loro interesse, secondo quanto ha riferito il ministro francese delle Finanze Christine Lagarde.
Durante la riunione dell’Ecofin, la Germania si è opposta a lungo all’idea della Commissione di disporre, nel contesto del meccanismo comunitario, di garanzie di prestiti praticamente illimitate da parte degli Stati membri, concedendo che l’Esecutivo Ue potesse muoversi solo fino al limite delle "risorse proprie" (ovvero il bilancio comunitario). Da qui la cifra di 60 miliardi di euro prevista per il meccanismo comunitario di stabilizzazione. Solo alla fine Berlino ha dato il via libera alle garanzie di prestiti da parte degli Stati dell’eurozona, con l’indicazione del tetto di 440 miliardi di euro: quando è stata accettata l’idea di creare il Fondo su base intergovernativa attraverso lo "Special purpose vehicle". Non è ancora chiaro chi gestirà il Fondo, e la Commissione potrebbe ancora proporre di assumersene l’onere, ma da come si è svolta la discussione all’Ecofin almeno Germania e Olanda sarebbero contrari. Comunque saranno i ministri finanziari dei paesi membri a decidere. C’è, poi, il contributo fondamentale della Bce, che interverrà, a certe precise condizioni, sui mercati obbligazionari secondari per acquisire i titoli di Stato dei paesi dell’eurozona sotto pressione (interventi «nei segmenti di mercato malfunzionanti»), così come ha già fatto per la Grecia sospendendo il requisito del buon livello di rating. La Bce ha annunciato la decisione in un suo comunicato emesso oggi da Francoforte sulle «misure per affrontare le gravi tensioni sui mercati finanziari». Di questa decisione autonoma dell’Eurotower le conclusioni dell’Ecofin fanno menzione con la formula di rito: «Reiteriamo il sostegno degli Stati membri dell’eurozona alla Bce nella sua azione per assicurare la stabilità dell’area dell’euro». Da notare anche che altre misure per assicurare liquidità verranno prese dal Sistema delle Banche centrali dell’eurozona. Al di là dei meccanismi di stabilizzazione, le conclusioni dell’Ecofin fanno poi un riferimento specifico ai rinnovati sforzi di rigore di bilancio per tutta l’eurozona, e soprattutto a quelli per assicurare il risanamento dei paesi finanziariamente più esposti. Spagna e Portogallo, in partiolare, si sono impegnati a prendere ulteriori nuove misure di consolidamento di bilancio per accelerare il loro rientro dalla situazione di deficit eccessivo, e a comunicarle formalmente all’Ecofin il 18 maggio.
L’Ecofin, inoltre, annuncia che comincerà «a lavorare urgentemente sulle necessarie riforme» che saranno proposte dalla Commissione mercoledì prossimo, per rafforzare la ’governancè economica dell’eurozona, e sottolinea «la necessità di fare progressi rapidi sulla regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari, con particolare riguardo ai mercati dei derivati e al ruolo delle agenzie di rating». I ministri finanziari, infine, affermano che continueranno a lavorare «ad altre iniziative, come la "stability fee", che mira ad assicurare che il settore finanziario si assuma in futuro la sua parte di oneri in caso di crisi, esplorando anche la possibilità di una tassa globale sulle transazioni», ovvero la cosiddetta ’Tobin Tax’.
«Un lavoro fato bene»: così il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha commentato l’accordo raggiunto all’Ecofin sul piano per venire incontro agli Stati della zona euro in difficoltà. Tremonti ha anche annunciato che è stata anticipata a mercoledì prossimo, 12 maggio, la prima riunione della task force Ue che dovrà riformare il Patto di stabilità e di crescita, guidata dal presidente della Ue Herman Van Romouy e composta dai ministri delle finanze di 27 e dai vertici di Commissione Ue e Bce. «Fino a due ore fa - ha spiegato Tremonti - hanno partecipato al negoziato anche i capi di Stato e di governo collegati telefonicamente. Alla fine è stata trovata una soluzione, soprattutto - ha sottolineato - grazie al contributo di Francia, Germania e Italia. È stata trovata una soluzione - ha concluso - che adesso vedremo se funzionerà con le Borse».