giovedì 13 maggio 2010

Nel pc di Anemone una lista di vip

Da LaStampa.it
L'agenda che fa tremare i Palazzi
FRANCESCO GRIGNETTI
PERUGIA
L’inchiesta intanto procede e sempre più la politica avrà di che tremare. Già, perché nei computer di Diego Anemone gli investigatori della Finanza hanno scoperto una lunga lista di nomi eccellenti, tra cui politici, alti dirigenti dello Stato e imprenditori, che sembra essere una traccia di contabilità segreta. La lista dei misteriosi amici di Anemone era stata scoperta un anno fa ed era apparsa incomprensibile. Ora però che si vanno verificando le operazioni immobiliari «farlocche» curate dal duo Anemone & Zampolini, quell’elenco invece acquista ben altro peso. Accanto ai nomi non ci sono indicazioni, né cifre. In qualche caso c’è solo un nome di battesimo. Ma salta agli occhi che tra gli altri ci sono Bertolaso, Scajola e Lunardi. Tutti interessati da lavori di ristrutturazione a cura di Diego Anemone. E c’è indirettamente anche l’alto dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza che - s’è scoperto - è un altro dei beneficiati dagli assegni dell’architetto Zampolini. Incalza è infatti il suocero di Alberto Donati, il misterioso acquirente dell’appartamento di via Emanuele Gianturco, a Roma, alle spalle di piazza del Popolo. Incalza ha un gran ruolo al ministero oggi, nell’era di Matteoli, ma è anche stato braccio destro di Lunardi.

Un periodo d’oro per le ditte di Anemone che da quel ministero sono stati ricoperti d’oro. Con Donati-Incalza, dunque, siamo di fronte all’ennesimo appartamento di pregio, 170 metri quadri nel quartiere storico Flaminio, apparentemente pagati la miseria di 390 mila euro nel luglio 2004. In quell’occasione, poi, il giorno dopo la transazione Scajola, e sempre con rogito a cura del notaio Napoleone, Zampolini ha versato 520 mila euro a beneficio del signor Donati. Perché? Che cosa nasconde questo ennesimo «cadeau» di Anemone? «È una vicenda che mi lascia assolutamente tranquillo», reagisce Incalza. Fatto sta che anche quell’appartamento, oltre ad essere regalato per metà, sembra essere stato ristrutturato a cura della ditta Anemone. E infatti puntualmente nell’elenco sequestrato nel computer c’è il nome «Donati». L’elenco, scandito anno per anno, ovviamente insospettisce. Ci sono segnati i nomi di tante persone in vista. Magari è solo l’elenco dei clienti Vip. Tra gli altri c’è anche il nome di Pupi Avati. Ma lui dice: «Non ho ricevuto nessun regalo da Anemone. In effetti nel 2002 o 2003, desiderando dotare la mia casa di Todi di un saliscendi per trasportare le vivande dalla cucina al piano rialzato, ne parlai all’ingegner Angelo Balducci che si offrì di reperirmelo e di farmelo installare. Il tutto avvenne nell’inverno di quell’anno, in nostra assenza dalla casa che utilizziamo solo l’estate e quindi senza che io mi trovassi ad incontrare chi materialmente ha effettuato il montaggio dell’apparecchio».

Il nome di Pupi Avati, il regista che aveva fatto esordire come attore il giovane figlio di Angelo Balducci è già venuto fuori a proposito di regali. Ne ha parlato il tunisino Fadhi, l’ex autista. E quella volta Avati se la cavò con un’alzata di spalle. «Normali regali di Natale tra persone che si conoscono da tanto tempo». Ora però il suo nome è nell’elenco delle ristrutturazioni. Evidente il sospetto della procura: erano regalie in natura? «Io ho pagato regolarmente - dice il regista - sia il piccolo saliscendi che il lavoro di installazione all’ingegner Balducci e sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell’assegno e il documento relativo. Non ho quindi avuto nessun regalo da Diego Anemone anche se si tenta di insinuare come sia stato sollecitato attraverso regali a far lavorare come attore Lorenzo Balducci».

da Leggo.it

ANEMONE, ECCO LA LISTA.
MANCINO: "MAI AVUTO REGALI"

Il costruttore Diego Anemone esce dal carcere

«Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo». Lo ha dichiarato il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, con riferimento a notizie apparse su alcuni quotidiani. «A seguito della mia nomina a ministro dell'Interno nel 1992 - ha precisato Mancino - vennero commissionati dal Sisde all'impresa del signor Diego Anemone lavori di messa in sicurezza dell'appartamento da me allora abitato in locazione a Roma in corso Rinascimento 11. Si trattò essenzialmente della blindatura di porte e di finestre». «Nel 2004-2005 una volta trasferitomi in via Arno, feci eseguire, a mie spese, - ha proseguito il vicepresidente - modesti lavori di messa in opera di due librerie a muro e di un armadio anch'esso a muro: fu naturale per me rivolgermi ad un'impresa che godeva della fiducia d'istituzioni prestigiose, e perciò dava garanzie di affidabilità. Ribadisco che da me l'imprenditore Anemone non ha avuto alcun tipo di protezione nè io ho avuto da lui alcuna 'regalià, come si è scritto». «Poichè si fa riferimento anche ad altri immobili, è bene precisare che, quando la società del gruppo Pirelli, proprietaria dell'immobile di corso Rinascimento, mise in vendita gli appartamenti, io acquistai quello da me locato, intestandolo a mia figlia. - Ha detto ancora Mancino - successivamente, per comprare un appartamento in via Arno mia figlia ha venduto quello di corso Rinascimento, mentre mia moglie ed io abbiamo venduto il nostro appartamento di Avellino».

BERLUSCONI: NON E' TANGENTOPOLI Silvio Berlusconi torna sulle inchieste che hanno coinvolto membri dell'esecutivo ed esponenti della maggioranza. Incalzato da alcuni imprenditori che nel corso della cena offerta ieri sera dal presidente del consiglio a Palazzo Grazioli gli ricordavano le numerose inchieste emerse in questi mesi, il Cavaliere, a chi gli faceva notare che qualcuno parla di nuova Tangentopoli, ha replicato con un ragionamento che alcuni dei presenti hanno così riassunto: sono vicende che finché riguardano il comportamento dei singoli, fra l'altro tutte da dimostrare, non possono indebolire il governo che c'è, è solido e andrà avanti. Certo, ha aggiunto il premier, se dovesse emergere che qualcuno ha sbagliato ne pagherà le conseguenze con l'uscita dal governo o dal partito. Nel corso di questo ragionamento, secondo uno dei presenti, Berlusconi si sarebbe detto deluso dall'ex ministro Claudio Scajola.

LA LISTA Ora sono in molti a tremare nei palazzi della politica: nell'inchiesta della procura perugina sugli appalti spunta una lista di nomi, che sarebbe stata sequestrata dalla Guardia di Finanza in un computer di Diego Anemone nel 2009. Un elenco di oltre 350 nomi tra cui politici, alti funzionari dello Stato e vertici delle forze di polizia che avrebbero usufruito dei lavori eseguiti dalle imprese del gruppo Anemone. E nell'elenco vi sarebbero non solo i nomi dei potenti, ma anche l'indicazione dei lavori eseguiti in alcuni dei più importanti palazzi del potere e in diverse caserme. La lista fu recuperata nel corso delle indagini sui mondiali di Nuoto a Roma: allora non aveva avuto particolare rilevanza investigativa, ma oggi, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli investigatori sui fondi del 'riciclatore' Angelo Zampolini utilizzati per coprire parte dell'acquisto di abitazioni di personaggi importanti tra cui l'ex ministro Scajola, assume tutt'altro rilievo.

Nel documento trovato nel computer di Anemone non ci sarebbero invece gli importi pagati per i servizi ottenuti dal gruppo. I magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono ora chiarire se quei nominativi abbiano avuto lo stesso 'trattamentò ottenuto da coloro che sono già stati tirati in ballo da Zampolini: fra gli altri Scajola, Lunardi, Incalza e il generale della Gdf Pittorru. Nella lista anche il regista Pupi Avati, che però precisa: «Non ho mai ricevuto regali da Anemone». Il regista spiega che Angelo Balducci si offrì di procurargli e fargli istallare un montacarichi nella sua casa di Todi, cosa che avvenne nel 2002 o nel 2003 mentre il proprietario di casa era assente. Avati quindi non sa chi effettuò i lavori, ma assicura: «Ho pagato regolarmente» e «sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell'assegno e il documento relativo».

In procura a Perugia sono convinti che il vero ammontare del giro di soldi messo in moto da Anemone - secondo l'accusa per compensare i funzionari pubblici che avrebbero favorito le aziende della cricca negli appalti pubblici - sia ancora tutto da quantificare e comunque di molto superiore ai quasi tre milioni scoperti su un conto della Deutsche Banke intestato a Zampolini. Un fiume di denaro che gli investigatori perugini stanno cominciando a rintracciare nei 1.143 rapporti bancari, di cui 263 conti correnti, intrattenuti da Balducci, Anemone, dai loro rispettivi familiari, dagli intermediari e dalle società a loro riferibili. Nei prossimi giorni gli ulteriori accertamenti svolti dalla guardia di Finanza su una serie di operazioni sospette segnalate dalla Banca d'Italia, nonchè sui conti correnti intestati innanzitutto a Zampolini ma anche ad Alida Lucci, la segretaria di Anemone, dovrebbe cominciare a dare qualche risposta. In sostanza, nella movimentazione di quei conti la procura spera di trovare la 'provà che il denaro sia servito per compensare i funzionari pubblici. Così come dovrà essere ancora chiarita l'ultima delle sei operazioni immobiliari compiuta da Zampolini e già accertate dalla Guardia di Finanza, quella che riguarda l'acquisto di un immobile in piazza della Pigna. E si è fatto sentire il legale di Peter Paul Pohl, l'immobiliarista altoatesino legale rappresentante della Schlanderser Bau Srl, la società che ha venduto l'immobile alla Immobilpigna di cui era legale rappresentante Diego Anemone e fiduciari i due figli di Angelo Balducci, Lorenzo e Filippo.

Nell'elenco sequestrato ci sono le palazzine delle Fiamme Gialle e la sede della Protezione civile di via Vitorchiano a Roma, ma anche la camera da letto e la cucina di Palazzo Chigi. Ci sono il carcere minorile di Casal del Marmo e la sede del ministero del Tesoro, la sede dell'avvocatura e quella di Forza Italia, il palazzo dei congressi dell'Eur e una dicitura ancora misteriosa: «Appartamento via Arno del papa». Ci sono gli uffici del ministero per le Politiche Agricole e quelli dei servizi segreti in piazza Zama. E poi ci sono i lavori effettuati al Viminale grazie alla concessione del Nos, il nulla osta di sicurezza. Incarichi che Anemone sarebbe riuscito a ottenere grazie ad Angelo Balducci, potente Provveditore ai lavori pubblici che lo avrebbe favorito anche nell'ambito dei Grandi Eventi grazie alla possibilità di procedere a trattativa privata e fornendogli di fatto — nell'arco di tutti questi anni — l'esclusiva sulle opere che venivano autorizzate dai suoi uffici. Monsignor Francesco Camaldo, dal quale l'autista tunisino Ben Laid Hidri Fathi ha raccontato di aver accompagnato spesso Anemone, è citato in relazione all'Università Cattolica San Giovanni. E poi ci sono i lavori effettuati per l'attuale vicepresidente del Csm Nicola Mancino quando era ministro dell'Interno. Per alcune persone — per esempio Vietti, Lisi, Lupi — sono inseriti soltanto i cognomi e bisognerà verificare di chi si tratti realmente. Altri, come i vertici della polizia Antonio Manganelli e il suo predecessore Gianni De Gennaro sono inseriti nella lista ma nel primo caso si tratta di lavori non effettuati e nel secondo di interventi pagati e regolarmente fatturati.